Fuori c'è la nebbia. Dentro pure.
Fredda, lattiginosa, calma, quieta, mi avvolge per intero.
Il battito è lento e costante, i pensieri sono rallentati in un istante che dura un'infinità.
Questo autunno di foglie rosse e di cieli bianchi, di freddo umido e raggi caldi. Quest'autunno di bellezza e tranquillità, di una vita che verrà.
Quante cose cambiano col tempo, quanti progetti e aspettative mutano indissolubilmente, quante sfaccettature di me vedo passarmi dentro, alcune rimangono per crescere altre spariscono per sempre.
Io sono la stella alpina che ho sul mio comodino. Abituata ormai al freddo gelido dell'alta montagna, solitaria anche se vive in gruppo, che si è fatta forte e tenace per rimanere là dov'è.
Vale la pena vivere non di comodità lassù nel cielo terso e nelle nuvole veloci.
Vale la pena farsi amici i pochi fiori e arbusti che hanno il coraggio di vivere di stenti. Vale la pena non essere il più bello dei fiori, vale la pena farsi tante domande e trovare poche risposte.
Lasciatemi lassù dove con la calma delle stagioni che giungono lente io cresco indisturbata, assorta nei miei pensieri profondi. Cresco forte e carnosa, bianca e pura.
Non certo sicura delle mie qualità o della vita che mi viene incontro, ma intimamente felice delle piccole battaglie che ogni giorno combatto.
Sarebbe facile la vita di una rosa, venerata e profumata, o di una bella margherita che dà gioia ai prati freschi della primavera.
La vita di quassù indurisce invece, coi miei petali non si può fare m'ama e non m'ama, con il mio stelo non si può decorare un lungo vaso di cristallo. Ma quando mi si trova sul prato ripido di un monte allora vuol dire che si può sostare, ci si può sedere, respirare l'aria buona delle cime e godersi il panorama del proprio cammino lungo e sudato.
Seduto sul prato duro della montagna, ti fermi finalmente.
A fianco una stella alpina, compagna fedele nella solitudine della vetta.